Salve Prof. Longo,
a seguito di un incidente, mio fratello ha riportato una lesione completa T3.
Quali possibilità di recupero offre la laser terapia?
Cara Signora,
Non è possibile quantificare esattamente le possibilità di recupero di suo fratello, poiché non esistono due lesioni uguali; inoltre, la risposta della stessa lesione alle terapie è diversa di volta in volta.
In medicina e biologia, infatti, due più due non sempre fa quattro, poiché i fattori coinvolti cambiano continuamente.
In merito alla mia esperienza, negli ultimi dieci anni ho trattato oltre 200 mielolesi, la maggior parte “completi” ASIA A sotto il livello della lesione, quasi sempre catalogati secondo i normali protocolli istituzionali come “irrecuperabili”.
Di questi, 4 non hanno avuto risultati dopo un ciclo di venti applicazioni, mentre circa 50 hanno abbandonato la terapia ritenendola troppo lenta nei risultati, a volte costosa, o per altri motivi. Più di 100 pazienti sono invece capaci di alzarsi in piedi per fare gli esercizi di fisioterapia, 15 camminano, e comunque tutti hanno avuto e continuano ad avere riprese funzionali sottolesionali continue e definitive, sia sensoriali che motorie.
Gli unici effetti collaterali riscontrati sono stati qualche rara ustione cutanea locale, sotto forma di vescicola o rossore, in corrispondenza di prominenze ossee, guaribile in qualche giorno. Nient’altro.
La terapia necessita di un certo ritmo nel completare i cicli in modo ottimale: tre cicli mensili di venti applicazioni ciascuno (4 applicazioni al giorno per cinque giorni) , poi una serie di cicli mensili brevi di circa 10 applicazioni ciascuno, oppure cicli bi- o trimestrali di 16-20 applicazioni. Se per due cicli consecutivi non ci sono ulteriori miglioramenti, la terapia viene interrotta, cosa che però non è mai avvenuta.
Un altro aspetto negativo è che occorre fare fisioterapia tutti i giorni, a casa, negli intervalli tra i cicli, ma non rivolta solo a mantenere ciò che si ha, come si fa in molte nostre istituzioni pubbliche, quanto a recuperare il più possibile ciò che si è perso, in termini di movimento volontario.